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NOTIZIE BIOGRAFICHE
sull'arazziere :

UGO SCASSA
è nato a Portacomaro d'Asti il 28 dicembre 1928 e dal 1934
vive ad Asti;
Tutto nasce
dal suo interesse per l'arte figurativa e dal desiderio di trasformare questa
sua passione in un personale, concreto coinvolgimento.
All'inizio
ha avuto l'idea di
abbinare l'arte d'avanguardia a una delle più antiche fra le arti applicate: la
tessitura di arazzi.
A distanza di più di quarant'anni, nella veste di arazziere, gli si riconosce un
grande successo documentato dai rapporti intercorsi con artisti come Corrado
Cagli e Felice Casorati, Giorgio de Chirico e Renato Guttuso, Umberto
Mastroianni e Mirko Basaldella, Luigi Spazzapan ed Emilio Vedova, ed altri, ma
anche con un architetto come Renzo Piano, che ha fatto tradurre ad «alto liccio»
i suoi disegni. Senza contare le opere che Scassa ha realizzato, in omaggio agli
artisti più amati, come Paul Klee, Vasilij Kandinskij, Joan Mirò, Henri Matisse
e Max Ernst.
e sull'ARAZZERIA SCASSA:
L’Arazzeria
Scassa
inizia la propria attività in Asti nel 1957, con il nome di
"Italia disegno",
come laboratorio di annodatura a mano di tappeti ed esordisce,
nel 1960,
come manifattura di arazzi ad "alto liccio" con un fatto clamoroso: il concorso , per la decorazione del
Salone delle feste di I° classe della turbonave
LEONARDO DA VINCI.

.
Il salone doveva essere ornato da
16 arazzi, sei di Cagli, gli altri di Capogrossi, Turcato, Corpora,
Santomaso e Bernini.
Tutti tessuti ad
Asti e firmati
"Italia disegno"
Con questo
lavoro iniziò la fortunata collaborazione con Corrado Cagli, durata
ininterrottamente fino alla morte del Maestro (1976) ed accompagnata da
lusinghieri successi: ad esempio le ordinazioni di nuovi arazzi tessuti per le
turbonavi MICHELANGELO e RAFFAELLO, con la nuova firma
"Arazzeria
Scassa".
Nella
Michelangelo
vennero decorati: il salone delle feste di 1° Classe con sei grandi
arazzi, uno su cartone di Capogrossi e cinque “Verdure” su disegno dello
studio dell’architetto Zoncada ed il salone delle feste della classe Cabina con
sei arazzi su disegni astratti di Roberto Aloi, due dei quali di grandi
dimensioni.
Nella
RAFFAELLO:
il grande Bar “Atlantico” allineava sulle sue pareti ben ventidue
arazzi di uguali dimensioni e di soggetto astratto, ognuno dei quali realizzato
da un artista diverso, e la Veranda-Bar “Bermuda” di prima classe: due arazzi su
cartone di Emilio Vedova.

Già NEL 1963 alla
exposition international
de tapisserie
contemporaine nel Château de Culan (CHER), l’Italia, in
concorrenza con altre sette nazioni,tra cui la Francia ed il Belgio,
è presente con soli tre arazzi ad “alto liccio” di Asti, su cartoni
di Cagli e Mirko.
In una corrispondenza speciale da Parigi il New York
Herald Tribune
del 26 luglio scriveva (Italy
Outstanding
-
Eight countries are represented.
Italy has but three tapestries in the show, but in a country‑by-country
evaluation, they are the best)
che i tre arazzi italiani erano i migliori
dell’esposizione ed erano i soli che fossero veramente degni di competere con
quelli di Matisse e di Lurçat.
Lo stesso anno un altro arazzo I GEMELLI, tessuto nella bottega
astigiana su cartone di Francesco Muzzi ed esposto al padiglione italiano
della III BIENNALE di PARIGI, attirò l’attenzione del Ministro André
Malraux e fu successivamente acquistato dal Ministero degli Affari
Culturali per le Collezioni dello STATO FRANCESE.
Nello stesso periodo, arazzi su
cartoni di Cagli, Guttuso e Mirko furono esposti nella
MOSTRA dell’HERBSTSALON di Monaco di Baviera.
Con le
presenze alle maggiori esposizioni internazionali, ad ATENE, a PARIGI.
a GÖTEBORG,
alla mostra itinerante nei musei americani, organizzata dal
MUSEUM of
MODERN ART di NEW YORK e, da ultima, alla mostra The Italian ART OF
LIVING tenutasi nel 1992 in Park Avenue di New York, le commissioni
di Enti e Privati si moltiplicano, impegnando l’Arazzeria in lavori imponenti
anche come mole: l’arazzo tratto dall’opera di Max Ernst, L’EUROPA DOPO LA
PIOGGIA, esposto alla Mostra LE MUSE INQUIETANTI della
Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, nel 1967, misura 204
centimetri di altezza per 478 centimetri di larghezza
L’APOLLO E DAFNE
di Cagli,
ora di proprietà della
Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e proveniente dalla
Collezione Angelo Rizzoli di Milano, misura 290 centimetri di
altezza per 530 centimetri di larghezza.
Altre opere risultano parimenti
importanti per numero e per le loro destinazioni:
di
Corrado Cagli: CRISTO RISORTO ed il
SAN GIORGIO entrano a far parte della dotazione delle Gallerie
Pontificie in Vaticano;

IL NARCISO
serve a decorare la Sala di Presidenza del Senato della
Repubblica Italiana;

Cinque arazzi (quattro da cartoni di Cagli:"Donne dei Pescatori", "Vele",
"Pescatori" e "Viaggi" e uno da cartone di Vedova "Astratto") provenienti
rispettivamente dalle Collezioni delle Turbonavi "Leonardo da Vinci" e
"Raffaello" sono utilizzati per la decorazione della
Sala Conferenze della
Biblioteca del Senato della Repubblica nel Palazzo della Minerva in Roma

L’ENIGMA DI
FEBO
è posto come ornamento nell’atrio delle Sede RAI – Radio Televisione
Italiana di Torino;

di Umberto Mastroianni:
l’arazzo EURINOME è tessuto per l’aula della Corte d'Appello di Roma

mentre, dell'avvocato Paolo Conte,
l’arazzo COMPOSIZIONE ASTRATTA è tessuto per il
nuovo Palazzo di
Giustizia di Asti;

di Mirko: GLI EMIGRANTI viene tessuto per la Fondazione per le
Ricerche Antropologiche Wenner-Gren di New York;

una serie di arazzi su cartoni di
Marcello Avenali viene tessuta per il Banco di
Santo Spirito in Roma, ora BANCA
DI ROMA ;
Tre arazzi, due su bozzetti di
Luigi Spazzapan ed uno di Felice Casorati, sono posti a
decorazione del Salone dei trecento
dell’Istituto Bancario SAN PAOLO di TORINO;
una serie di quattro arazzi su
cartoni di Corrado Cagli, Renato Guttuso,
Mirko Basaldella e Mario Sironi e due su cartoni di
Francesco Muzzi sono tessuti per i saloni delle case dell’O.N.P.I.,
attualmente di proprietà dei Comuni di Meldola (Forlì) e di Torino;


un arazzo su cartone di
Luigi Spazzapan e tessuto per la Camera di Commercio, Industria,
Artigianato ed Agricoltura di Asti;

uno su cartone di Felice Casorati per la Banca
Cassa di Risparmio di Asti.
L’Arazzeria SCASSA ha
inoltre tessuto i Gonfaloni delle Regioni LOMBARDIA e PIEMONTE
, della PROVINCIA di ASTI
e delle città di ASTI, TAORMINA e SERRA DE' CONTI (AN).

Come centro operativo per la Manutenzione
e il Restauro di Arazzi
L’Arazzeria SCASSA ha
eseguito numerosi lavori di lavaggio e restauro di opere appartenenti a collezioni pubbliche e
private tra cui il più importante, per impegno e rinomanza, è stato certamente quello
dell'arazzo "Il convito di Giuseppe con i fratelli"
(su cartone del Bronzino, tessuto a Firenze dall'arazziere fiammingo Nicola
Karcher nel 1549, nelle misure di cm. 565 x cm. 500).
Arazzo facente parte
della
famosa serie delle Storie di Giuseppe ebreo (Firenze 1545-1553),
proveniente dalla manifattura medicea fondata da Cosimo I de Medici, compreso
tra i dieci pezzi che dal 1886 sono al Quirinale e che hanno
dato il nome alla sala in cui sono esposti, detta appunto "Sala del
Bronzino".

Il lavaggio ed il restauro fu eseguito tra il 3 gennaio 1973 ed il
29 luglio 1977 sotto la direzione dei lavori del Prof. Claudio Strinati della
Soprintendenza alle Gallerie ed alle Opere d'Arte di Roma e del Lazio.
I nomi degli artisti autori dei
bozzetti dei 220 arazzi tessuti finora ad Asti, oltre a quelli già
citati: Accardi, Clerici,
Conte, de Chirico, Dorazio, Ercolini, Giansone, Giordano, Gribaudo, Guenzi,
Lazzari, Montanarini, Novelli, Omiccioli, Pace, Parisi, Perilli, Piciotti,
Picone, Rotella, Sadun, Sanfilippo, Scordia, Spoltore, Tadini, Trotti,
Vedova, Virduzzo, Zancanaro
ed altri, oltre agli stranieri: Dalì, Ernst, Kandinskij, Klee, Matisse
e Mirò ed all’architetto Renzo Piano,
indicano chiaramente quali esigenze estetiche abbiano impegnato le risorse
tecniche dell’Arazzeria SCASSA in questi quarant’anni di attività.
Poco meno di una trentina di queste opere è entrata a far parte della dotazione
della "Galleria degli Arazzi", ospitata in diverse
sale adiacenti e comunicanti con i locali del laboratorio di tessitura.
Dall'inizio del 2002, la "Galleria degli Arazzi" di Ugo Scassa è stata
trasformata nel Museo degli Arazzi Scassa.
La visita al Museo, arricchito anche di alcune opere gentilmente concesse in
prestito da collezionisti (l'Archivio Mirko della signora Vera Zariski di Roma, la Famiglia Molinengo di Torino, la Signora Susanna Villa di Asti ed il
Gr. Uff. Francesco Muzzi di
Roma), permette di ammirare una raccolta unica, a livello internazionale, per
numero di arazzi e per importanza degli artisti "cartonniers" e di vedere come
avviene il lavoro di tessitura ad “alto liccio”, che è la forma
prima e più nobile della tessitura ad arazzo ed è anche la più lunga (per
tessere un metro quadrato di arazzo occorrono in media 500 ore di lavoro) e
faticosa per interpretare e fondere, con successo, in un’unitaria espressione
poetica una tecnica millenaria con le più spregiudicate innovazioni stilistiche
dell’arte figurativa moderna.
L’arazzo, nella fabbrica di Asti, si lavora al modo tradizionale
tenuto dai grandi arazzieri del passato, al modo che usarono, ancora in età
romanica, le monache dei conventi sassoni; nel trecento a Parigi,
Nicolas Bataille; più avanti i grandi fabbricanti di
Arras, di Tournai, di Bruxelles; i maestri delle manifatture italiane cinquecentesche; i “lissiers”
dei Gobelins nel sei-settecento.
Ciò che più sorprende, visitando il Museo, dove sono esposte opere tratte da
cartoni di
Cagli, Capogrossi, Casorati, de Chirico,
Ernst, Kandinsky, Klee, Mastroianni, Matisse, Mirko, Mirò, Piano, Sottsass,
Spazzapan, Tadini e Warhol,
è che una tecnica rimasta volutamente
immutata da secoli, senza nulla alterare della sua strumentalità, si vivifichi
nell’incontro con queste nuove invenzioni stilistiche che testimoniano una
sensibilità estetica, attuale, diversa che nel passato.
Per assicurare che questa secolare tecnica di tessitura, reinventata nella
bottega di Scassa per consentire la trasposizione dell'arte figurativa moderna
nell'antico tessuto ad "alto liccio", possa avere continuità nel futuro,
è stata programmata, a cura della Provincia di Asti, una scuola di formazione professionale.
In essa nuove leve di giovani apprendisti, con l'insegnamento delle attuali
maestre tessitrici e lo studio dell'arte dell'arazzo, potranno, ereditando e
trasmettendo negli anni futuri, quella grande tradizione che ci proviene dai
maestri delle manifatture italiane cinquecentesche, creare nuove occasioni di
lavoro per loro e di sviluppo economico per il territorio.
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