TECNICA DI TESSITURA
Dall'intervista con Ugo Scassa di Franco
Fanelli
La
lettura di un'opera attraverso la sua traduzione in arazzo richiede una
raffinatissima analisi delle strutture compositive, cromatiche e materiche. È
attraverso questa analisi che io posso dirigere il lavoro delle mie tessitrici.
Ritengo che l'arte dell'arazziere sia paragonabile a quella di un maestro
concertatore. Come il direttore d'orchestra, con il concorso degli orchestrali
da lui diretti, dà una personale interpretazione di una composizione musicale e
il risultato sarà, artisticamente, tanto più alto quanto più bello sarà lo
spartito prescelto e quanto più sensibile e profonda la sua interpretazione,
così 1'arazziere, con 1'aiuto di esperte tessitrici, realizza un arazzo con la
lettura attenta e critica di un'opera d'arte figurativa che, in tal caso,
diventa il suo spartito.
Io lavoro secondo
concetti ben diversi rispetto ai francesi. Per quanto concerne la qualità del
cartone, oriento le mie scelte verso le opere dei più bravi e affermati artisti
contemporanei anziché, come pretenderebbe la corporazione dei «peintres
cartonniers» francesi, verso i loro cartoni. Però anziché costringere gli
artisti a realizzare espressamente cartoni da tessere in arazzo con il rischio
di creare al loro linguaggio pittorico tutte le limitazioni che i pittori «
cartonniers» s’impongono, ritengo più utile scegliere, tra le loro opere quelle
che considero, proprio perché più aderenti al mezzo tecnico con cui saranno riespresse, le più adatte ad essere utilizzate come cartoni d'arazzo.
Questo
orientamento consente di avere la possibilità di attingere cartoni da tutta la
produzione pittorica di ogni singolo artista anziché trovarsi alle prese con un
solo cartone che, oltre a richiedere un impegno specifico per la sua
preparazione, potrebbe rivelarsi, una volta finito, poco adatto alla
trasposizione in arazzo. II linguaggio pittorico, nell'arte figurativa
contemporanea, si esprime attraverso le più diverse e spregiudicate innovazioni
stilistiche. È perciò necessario adottare una tecnica che consenta, pur
rimanendo aderente ai canoni classici della tessitura di arazzi, di trasferire
nei tessuti tutti quegli elementi suggeriti nel cartone e che concorrono a
rendere l'arazzo un'opera d'arte.
Può fare un esempio
concreto? Chiunque abbia in mente una delle «carte» di Cagli, uno di quei dipinti cioè ottenuti con una carta spiegazzata sulla quale la luce e il colore giocano con un'infinità di effetti, può capire che la sua trasposizione in arazzo richiede una tecnica tale che consenta di conservare, nella nuova opera, la preziosità delle mille raffinatezze luministiche che rappresentano la dominante artistica del dipinto.
Per ottenere ciò,
abbiamo rinunciato al tipo di tessitura più facile e comoda da realizzare, vale
a dire la giustapposizione di parti di tessuto di colore uniforme e che, al
massimo, si sfumano uno nell'altro mediante il tratteggio, e di adottare invece
quella più difficile e lenta del tessuto cangiante.
Se poi, nella tessitura, si impiegano
più matassine composte con accoppiamenti di colori diversi si otterrà una gamma
cromatica e tonale praticamente illimitata. Questa tecnica consente risultati
impossibili ad ottenersi in altro modo e, in sostanza, permette di trasferire in
arazzo, senza snaturarle, ma anzi in alcuni casi esaltandole, le più svariate
forme di linguaggio pittorico con cui si esprime oggi 1'arte figurativa. Inoltre
questo procedimento riaffida all'arazziere quella larghissima libertà
interpretativa considerata da tutti gli studiosi come l'elemento determinante,
nel periodo di maggior fulgore, della qualità e del valore artistico del tessuto
d'arazzo e come una delle maggiori cause della sua decadenza quando venne
progressivamente attenuandosi. Una libertà interpretativa inimmaginabile da chi
è solito lavorare ad esempio con la tecnica di tessitura attualmente adottata
nelle moderne arazzerie francesi e della quale fu il primo promotore Jean
Lurçat. Esse hanno talmente semplificato le loro tecniche che il cartone può
addirittura essere semplicemente disegnato, con contorni precisi, indicando ogni
zona di colore con una cifra o un numero corrispondente a una tinta,
precedentemente scelta, in un predeterminato campionario di lane colorate.
Come hanno reagito gli
artisti alle sue interpretazioni?
Mi è sempre stata
lasciata da tutti gli artisti con cui ho collaborato la massima libertà
interpretativa. Il cartone viene normalmente scelto di comune accordo tra
l'autore e me, cercando di conciliare le scelte stilistiche del pittore con le
esigenze tecniche della tessitura. Scelta l'opera, che mi viene affidata per
tutta la durata della tessitura e che io utilizzo direttamente come «gran
patron», senza il passaggio intermedio dell'ingrandimento del bozzetto nelle
misure dell'arazzo, si provvede inizialmente alla tintura delle lane che viene
effettuata, di volta in volta per ogni arazzo, secondo la gamma cromatica
suggerita dal cartone. Nel mio laboratorio, infatti, non esiste alcun
campionario di lane colorate.
anziché sul
rovescio, come si usava nelle tecniche antiche e come si usa del resto ancora
oggi in altre manifatture e di effettuare quindi in modo diretto il confronto
della parte tessuta con il bozzetto anziché attraverso la riflessione sullo
specchio posto dietro l'arazzo, sul rullo inferiore. Tracciato il disegno sui
fili d'ordito si provvede a tessere e a sfumare le zone delimitate dal disegno
con le matassine di lane colorate precedentemente predisposte e campionate. A
questo punto le tessitrici, senza l'ausilio alcuno di cifre o campioni, ma con
il solo uso della loro abilità tecnica e della loro capacità interpretativa,
«arpeggiando» sulle catene d'ordito «passata» dopo «passata», eseguendo quegli
«avanzamenti» che consentono di costruire di volta in volta il disegno,
scegliendo tra le miriadi di colori a disposizione, eseguono sotto la direzione
dell'arazziere quell'opera che di per sé ha valore artistico autonomo e di cui
l'opera pittorica iniziale non è che, per tornare al paragone fatto in
precedenza, lo spartito musicale. |